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    [Ambientazione] Eroi e Divinità, la spedizione

    Trivroach
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    Messaggio Da Trivroach Lun 15 Set - 18:00

    Una mezza era prima dell'Esodo, dodici compagni parteciparono ad una spedizione che avrebbe dato origine al mondo così come è conosciuto oggi, a costo delle proprie stesse vite. Un dettagliato racconto del loro viaggio è stato scoperto in “Eroi e Divinità”, un libro attribuito a Lucio Quinto, bardo della spedizione.

    “E se la leggenda fosse vera?"


    Era una domanda non comune, un quesito inquietante vietato dai tribunali e dalle cattedrali di Delphinad, nelle locande ignorato a favore di ballate popolari, storie di lussuria e denaro che riempivano le bocche di affamati e senza speranza. Ma per noi, dodici amici con dodici motivi diversi per trovare il luogo di nascita del Mondo, era diventato un'ossessione. Era solo una questione di tempo prima che i nostri piedi avessero cominciato a seguire i nostri cuori, a nord , verso le montagne Hiram. Montagne che avrebbero rappresentato la morte per noi tutti.

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    “Tre picchi durante la nostra traversata, siamo stanchi, infreddoliti e minacciati. Denti di gelo appesi ai nostri capelli e al naso, pelle tirata e guance scavate. Non ci sono piaceri del letto o della tavola. Solo neve, ghiaccio e roccia senza fine.”


    “E se la leggenda fosse vera?"

    È sciocco tenere fuori la speranza? Che cosa succederebbe se trovassimo la fonte di tutta la magia, quanti rimarrebbero a raccogliere il suo immenso potere? Vedo diverse domande negli occhi dei miei compagni. Domande senza risposta. Uno in particolare apre la bocca come a voler dire qualcosa, ma tace: Orchidna, un curioso spirito nascosto nel corpo di una bambina. Se solo possedeva i modi di un bambina, l'entusiasmo o la luminosità.... Ma no. Lei è la stessa creatura che è stata evitata in Delphinad… sembra come intorpidita, immersa nella più grande avventura della sua vita. Promemoria: Che cosa succede se la leggenda è vera? E se si trattasse di qualcosa che nessuno di noi mai si sarebbe aspettato?”


    “Una forte raffica di vento sale su dalla caverna nel terreno. Polvere e ciottoli sono stati spazzati via dalla sua forza improvvisa. Un tal vasto e infinito cielo alla deriva, per poi scomparire. Tutti alzano lo sguardo. Poi guardano giù... Quanto profondo può essere questo baratro? "Spaventoso". Gene ha parlato quasi senza volerlo, rendendosi conto troppo tardi che Tahyang lo aveva sentito. Si massaggia timidamente il collo. "Se lo dici ad alta voce diventa solo più vero.”

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    "Mai in Delphinad ho ascoltato sciocchezze simili. Lo farai svenire." Disse Lucius, avvicinandosi al bordo della profonda caverna. Questo spaventò Eanna che si tirò indietro temendo di cadere. Aranzebia rise forte. “Qui abbiamo il poeta senza paura." “Non direi senza paura, era così già in Delphinad." Tahyang disse: “Che cosa vedi?" “C'è nebbia ovunque.” Proprio in quel momento Gene raccolse un sasso e lo gettò nel baratro. Tesero le orecchie ma non sentirono nulla. "Direi che è più profondo di duecento metri". Si trasferirono in prossimità di uno stretto passaggio intorno al bordo interno della caverna, una specie di ponte che conduceva in profondità. Aranzebia gridò di smarrimento "Dove state andando?" Non ci fu risposta, quindi Aranzeb si fece avanti e silenziosamente cennò al resto del gruppo di proseguire per il sentiero.

    Kyprosa che fino ad allora sembrava persa nei suoi pensieri, fece per misurare la larghezza irregolare della sporgenza con lo sguardo. "Stai cercando di capire il raggio di tutta la caverna? Dovremo andare un po’ oltre, se possibile”. Proseguirono cercando di individuare due posizioni lungo la curvatura delle pareti in modo da poterne misurare il raggio. Aranzeb sorrise. "Naturalmente non vi è alcuna garanzia ma…" "No! Questa caverna circolare ruvida… Siamo noi al centro del mondo?" Entrambi i maghi presenti avevano capito quello che stava dicendo, ma non così gli altri. Kyprosa non disse nulla, ma guardò i due uomini. Prese la mano di Lucius e la scosse. "I maghi hanno una comprensione generale del mondo. Riprendiamo il cammino”. "Non c'è una maniglia per l'ascensore?" disse Ollo e Lucius rise forte. " Infatti! Forse lasceremo che lo usino le ragazze". I dodici avventurieri scesero ulteriormente lungo le sporgenze. Verso l’infinita oscurità della caverna. La paura e l’eccitazione contrastavano nei loro cuori, il mondo aveva molti segreti nascosti che un giorno si sarebbero infine rivelati.

    Dal profondo comparve qualcosa. Non era un ascensore ma delle scale di pietra galleggianti. Le usarono per scendere ancora, un passo alla volta. "Oh!" Eanna osservò con timore. Guardò Melisara quando quest'ultima disse. "Siamo tagliati fuori”. Le scale si abbassavano e sembrava non ci fosse una via per risalire. Melisara aveva una incredibile vista così come Tahyang venuto al suo fianco. "Si unisce di nuovo insieme verso il fondo”. Ollo accarezzò la barba guardando con disagio. “Se hai timore aggrappati alla mia veste”. Aranzebia si sentì presa in giro. L'elfo femmina non sembrava essere minimamente preoccupata per le scale. “Come si arriva laggiù? E' più nero della notte, non si sa nemmeno se c'è un piano”. "Anche così vuoi non andare?" Era la prima volta che qualcuno sentiva parlare Inoch dall’ inizio alla spedizione. Il suo tono era quasi emozionato. La sua voce era sempre così calma, era strano sentirlo parlare con entusiasmo. Poi Aranzeb disse “Scendiamo!” Tutti gli occhi erano rivolti a lui. Lucius annuì e mormorò “Non so se ce la faremo mai tornare indietro. Il mio mondo è stato capovolto solo per la semplice esistenza di questo posto. Voglio vivere questa esperienza fino in fondo”.

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    "Chi era preoccupato per la propria vita non sarebbe dovuto venire”. Improvvisamente Gene dette una pacca amichevole alla roccia dove era appoggiato. "Volete lasciare i nostri nomi? Scolpiteli proprio qui! "Questo è un giorno strano, nessuno ha sostenuto opinioni diverse su dove andare”. Mosso dalla proposta di scolpire il proprio nome nella roccia per non essere mai dimenticato, Aranzeb si chinò e raccolse un sasso, poi lanciò un incantesimo su di esso. "Questo dovrebbe andare bene". Kyprosa fu la prima a prendere la roccia incandescente e scolpire il suo nome. La scritta apparve con facilità come un disegno sulla sabbia. Lei porse a Orchidna che aggiunse il suo nome. Poi Tahyang come Ferre rise "Vediamo". Tahyang goffamente scrisse il suo nome nella lingua comune come tutti gli altri. Gene scrisse il suo nome e consegnò la pietra a Melisara. Melisara esitò per un momento, guardando con un po’ di distacco. “Dai ci sono io accanto!” Lucius stava diventando impaziente poi dopo che aveva scritto le strappò la pietra di mano e incise il proprio nome. Fu il turno di Eanna che scrisse ordinatamente e consegnò ad Aranzeb. “Turno del Maestro". Aranzeb scrisse e passò la pietra Aranzebia. Dopo fu il turno di Ollo. Così come Ollo anche Inoch aveva un nome breve da scrivere, poi si voltò "Scriverò un nome per te". Naima non parlava la lingua comune. Lei non sapeva scrivere.

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    In principio la Madre ha creato dodici antenati e le generazioni future torneranno al posto che hanno scoperto camminando lungo la strada del mondo fino al cratere dimenticato. Le sculture nella roccia sono state lasciate lì per migliaia di anni. Da allora coloro che giungono a questa roccia vedranno questo: Kyprosa Daeior, Orchidna, Tahyang Kahlzit, Gene Evernight, Melisara Livolla, Lucius Quinto, Eanna Nimush, Aranzeb, Aranzebia, Ollo, Inoch, Naima.

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      La data/ora di oggi è Gio 28 Mar - 13:27