Le Lance si diedero ai festeggiamenti in quella prima serata di questo nuovo inizio. Per quanto fossero tutti guerrieri non si tiravano certo indietro quando si trattava di far bagordi. Il locandiere continuava a versare birra nei boccali.
La musica del violino ravvivava la serata e la gente ballava, beveva e cantava allegra. I giovani novizi erano al centro dei giochi e vittime delle scommesse su “chi avrebbe ceduto per primo” al peso della birra. Heanry, uno dei gildani più giovani, aveva gli occhi lucidi ed era appoggiato sorridente al bancone in evidente crisi di resistenza ma con il volto divertito. Cercava disperatamente di non darlo a vedere battendo con il piede per terra al ritmo della musica ma in evidente ritardo.
Maurus rideva mentre giustificava la sua caduta dando la colpa alla sedia instabile, Urano rideva rosso in volto sotto lo sguardo severo di Persefone.
La locanda era nebbiosa per i fumi di erbe diffusi nella sala. Castielle era al centro della scena con il violino che suonava e cantava allegra rivolgendosi a Gilthanas con una famosissima cantata marinaresca :
L'ariete ed io ci ubriacammo, signore!
che più ubriachi non si poteva!
e quando diventammo sobri, signore
eravamo in alto mare!!
E un coretto squinternato formato da Adhara, Simis, Saint e Slayer ondeggianti a ritmo con i boccali in alto urlavano ridendo a squarciagola il ritornello:
[Ascolta la musica della Locanda!
https://www.youtube.com/watch?v=g5DoFXj2N64]Questa è' una bugia,
questa è una bugia,
questa è una bugia,
bugia, bugia!!!
Una mattina sulla poppa, signore
prima che la campana delle otto suonasse,
lui si è impennato nel cielo, e io mi sono arrampicato e seduto sulla formaggetta
Questa è' una bugia,
questa è una bugia,
questa è una bugia,
bugia, bugia!!!
Vanadis non smetteva di ridere e assieme a Melusine continuava a cercare di convincere Anathar e gli altri più giovani a bere qualcosa:
“Mi dispiace ragazze, ma sapete come la penso sugli alcolici, annebbiano la mente e rallentano i riflessi. Cerco di evitare di prendere un boccale in mano” rispose il giovane con fare rigoroso.
Ma le due donne non erano certo solite demordere facilmente.
Lorenz, uno dei numerosi nuovi arrivati, preso dall’atmosfera e in un impeto di virilità, afferrò con forza il boccale appena offerto dalle due gildane e urlò a gran voce:
“Per la sconfitta o la vittoria... Per il sangue o la gloria... Per la morte o la vita... Se questo è il mio destino, li io sarò... sul campo di battaglia al fianco delle Lance!” e mandò giù inesorabilmente tutto il boccale da mezzo litro tra l’incredulità di tutti.
Un fragore di applausi e urla di incitamento rimbombò nella locanda tra risa e scherni dei commensali. Thoradin a quel punto chiese l’attenzione e a gran voce disse:
“Ora però dobbiamo brindare per una persona che non è potuta essere qui. Ho avuto notizia che sua moglie ha appena partorito! Sarà sicuramente un forte guerriero poiché ancor prima di nascere ha dovuto affrontare il viaggio in questi mari maledetti! Alziamo dunque i calici per Betabà che da oggi è diventato padre!”
In coro tutte le lance risposero all’unisono:
“Cuvie! Cuvie!” e batterono il boccale sui tavoli a sorso fatto.
Durante la serata, attratti da quella baldoria, dei passanti si unirono alla festa. Uno di essi con due compari chiese di Gilthanas che si trovava incastrato tra le persone. Uno dei tre si fece strada tra il fumo e i danzatori e provò a dirgli qualcosa, ma era praticamente impossibile parlare in quel delirio. Quindi si capirono con lo sguardo e si diedero appuntamento subito fuori.
Poche lanterne ad olio illuminavano a malapena la via e il cielo era un chiarore di stelle. Con Gilthanas vi era anche Vanadis che spesso era al suo seguito e sapeva che alle volte chi lo cercava non aveva sempre buoni propositi.
“Buonasera sei Gilthanas, il capo delle lance?” chiese lo straniero
“Certo, dimmi pure, qui siamo tranquilli ora” rispose
“Salve io sono Tbx e loro sono i miei amici. Siamo sbarcati qualche settimana fa e ci siamo guardati in giro. Abbiamo sentito parlare di tante gilde che si stanno organizzando ma crediamo di volerci unire a voi, sempre se sia possibile”
“Bene! Non posso che esserne felice. Noi entreremo a far parte dell’unione, lo sai? E’ una scelta che va bene anche per te?
“Si certo, eravamo informati e onestamente è motivo di conferma. Abbiamo visto con i nostri occhi Predoni uccidere per poche monete e dei soldati che sventolavano bandiera gialla spartirsi la questua della chiesa. Quindi: Unione o morte.”
“Va bene Tbx, domani parleremo del resto, questa è una serata di festa. Va dentro, bevete e divertitevi. Domani penseremo alla vostra investitura”.
“Grazie mille Gilthanas, non ti deluderemo!” risposero con il volto illuminato e sorridente, e si incamminarono verso la locanda alle spalle.
Gilthanas però sembrò cambiare apparentemente umore rilassando il volto dal sorriso e per un attimo una sensazione di incertezza lo assalì.
Uno stendardo viola scarlatto dell’unione steso sulla balconata proprio davanti ai suoi occhi gli ricordò immediatamente il motivo del festeggiamento: l’unione. Ma quella scelta fatta così velocemente ancora non l’aveva convinto. Ripensò a tutte le guerre che aveva affrontato, ai suoi nemici, agli amici persi in battaglia.
Quello stendardo lasciato li appeso in alto lo immerse immediatamente in mille pensieri.
E se si stava sbagliando? E se questi ragazzi pieni di entusiasmo avessero trovato la morte per causa sua?
Vanadis lo scrutò e con voce gentile gli chiese:
“Cosa c’è Gil?”
“Nulla, solo timore di aver scelto la strada sbagliata. Noi non dobbiamo dimenticare lo scopo per cui siamo arrivati affrontando questo lunghissimo viaggio. Però non avevo messo in conto che ci saremmo dovuti schierare con uno di questi eserciti. Ancora non conosco nessuno, non so di chi fidarmi. Mi hanno parlato di tanti gruppi di guerrieri. C’è un grande esercito che si fa chiamare “gli immortali” ma ce n’è anche uno che è formato da ex contadini che hanno lasciato i campi e i pollai per impugnare l’arma. Saranno tutti in grado di combattere assieme? Ci accetteranno tra le loro fila?” .
“Ma stai tranquillo e rilassati, ne abbiamo affrontati tanti di inverni rigidi. Andrà tutto secondo i piani vedrai.”
I due osservarono l’orizzonte davanti a loro con l’enorme stendardo che sembrava brillare di luce propria in quella notte buia. Fu in quel momento che proprio sopra lo stendardo davanti ai suoi occhi qualcosa attirò l’attenzione di Gil. Strinse leggermente gli occhi per mettere a fuoco e un sorriso immediatamente si disegnò sul suo volto.
“Perchè sorridi così d’improvviso?” gli chiese Vanadis guardandolo incuriosita.
“Vedi lassù?” rispose puntando il dito verso tre stelle luminose “Quel piccolo gruppo di stelle proprio sopra lo stendardo. Sì, proprio quel piccolo gruppo di stelle che formano un angolo vicino alla costellazione del Leone, proprio sopra lo stendardo dell’Unione. Quelle stelle rappresentano una costellazione che prende il nome di “Bere-nike. Vedi come stanno brillando quelle tre stelle?”
Vanadis inquadrò quell’angolo di cielo ma si voltò verso di lui incuriosita, ignara del senso di quella scoperta.
“Non capisci? Bere-nike significa portatrice di vittoria, la chioma di Berenike! La costellazione dei guerrieri! Non ricordi la leggenda? Segui la chioma di Berenike e ti porterà alla vittoria! Vanadis, capisci?” disse Gilthanas stringendole le spalle.
Vanadis sorrise scossa dall’entusiasmo coinvolgente del suo capo, ma non era certo la prima volta che trovavano risposte nelle stelle.
“Le stelle sono come una madre” diceva sempre “anche se non le vedi sai che ci sono ed anche se sono lontane ed irragiungibili al momento opportuno ti guideranno dandoti un segno indicandoti la via”.
Una voce lontana si intromise proprio in quell’istante. Adhara dalla porta della locanda gridò:
“Gil corri! Questa non la devi perdere! Aurost e Aiace hanno legato Zell alla sedia e ora vogliono fargli bere dal secchio!”