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Gilda Italiana New World


    LORE PRINCIPALE - L'ARRUOLAMENTO DELLE LANCE

    Gilthanas
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    Messaggio Da Gilthanas Mer 28 Lug - 11:06

    LORE PRINCIPALE - L'ARRUOLAMENTO DELLE LANCE New-wo12

    Le fazioni sono potenti organizzazioni impegnate nella lotta per il controllo di Aeternum. Inutile poter pensare di vivere qui senza doversi schierare: ognuno aspira al governo e controllo del territorio. Se non vi schiererete non farete altro che incrementare l'incertezza. L'incertezza comporta una sola risultante: la corruzione prenderà il controllo e nessuno può immaginarne le conseguenze. - disse Yonas guardando il fiume.

    Yonas io e le Lance siamo qui per un preciso motivo e sappiamo che per raggiungerlo ci sarà un prezzo da pagare e guerre da affrontare. - ribattè Gilthanas.

    Ma non è da me che avrai la risposta- incalzò Yonas - Io ti sto spiegando come poter controlare quell'energia corrotta e maledetta ma per arrivarci dovrai scegliere necessariamente tra una delle tre fazioni.

    La prima sventola bandiera Viola: l'unione, i sindacati. Formano un'organizzazione segreta, agisce con astuzia e intelligenza. Sono mossi soprattutto dalla sete di conoscenza perchè sono convinti che conoscenza è potere, come dargli torto? Vorrebbero controllare la corruzione per dare inizio ad una nuova era dei lumi.

    La seconda bandiera è quella verde, dei predoni. Ex militari che aspirano al controllo territoriale, alla supremazia e sono certi che controllando la corruzione non avranno più avversari al loro pari.

    La terza è quel la del patto, dei confratelli: sono un ordine estremista che si sente incaricata di purificare la terra dagli eretici e dai profanatori. Vogliono controllare la corruzione non per prenderne il potere ma per proteggerla da menti pericolose. Agiscono spesso nel silenzio ma sono presenti.
    A prescindere dal colore della bandiera sulla quale vorrai cucire lo stemma del tuo drago, Gilthanas, fai attenzione a quel potere. Non dimenticare mai che i corrotti erano esploratori e soldati come te e le tue Lance che si sono fatte corrompere dalla brama di potere. Io stesso lo ero quasi diventato, ma poi sono stato salvato all'ultimo istante, ed eccomi qui a rappresentare il monito per tutti i guerrieri.

    L'equilibrio politico di Aeternum deriverà anche da voi, voi fate parte della storia anche se ancora alcune pagine non sono state scritte. Per ogni proiettile che i vostri moschetti spareranno, per ogni magia che i tuoi maghi e curatori faranno divampare dalle loro staffe, per ogni fendente che verrà inferto e perfino per ogni mano che tu stringerai diplomaticamente, la storia inevitabilmente si scriverà.

    Potrai fare la tua scelta di comodo: scegliere la fazione più numerosa, quella che già controlla gran parte dei territori e vivere nella loro ombra. Oppure scegliere la via più difficile dove per ogni tua Lancia ci saranno tre avversari pronti ad abbatterle. La gloria delle Lance dovrà passare da una di queste tre bandiere. Dovrete farle vostre ma non lasciare che scoloriscano il vostro stendardo. Ora avete un bivio davanti con tre strade da seguire. Ogni strada sarà un percorso, ogni percorso una avventura.
    Dietro la tua maschera intravedo i tuoi occhi che già lasciano intravedere una risposta ma prima volgi il pensiero alle tue Lance e poi parla:


    Ultima modifica di Gilthanas il Lun 4 Ott - 12:01 - modificato 3 volte.

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    Messaggio Da Gilthanas Mer 28 Lug - 11:08

    Contribuisci a scrivere la storia:


    [*]Yonas ho sempre pensato che nella strategia e nell'intelligenza ci siano le risposte che ognuno cerca. Le Lance seguiranno la via dell'Unione e daremo il nostro apporto alla causa. I Dragonlances ne faranno parte e offriremo tutta la nostra unicità.

    [*]Yonas abbiamo affrontato mille guerre e ci sentiamo guerrieri nell'anima. Se siamo giunti fin qui per combattere, non ci tireremo indietro. Che la libertà trionfi e che le Lance si armino e combattano in nome dei Predoni.

    [*]Yonas il potere della corruzione è troppo grande e non possiamo permettere che finisca nelle mani sbagliate. Abbiamo il dovere di proteggere gli equilibri. Un potere troppo grande non può essere in mano a chi lo vuole usare per proprio vantaggio. I Dragonlances entreranno nel Patto.



    Ultima modifica di Gilthanas il Gio 26 Ago - 0:02 - modificato 1 volta.

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    Messaggio Da Gilthanas Mer 25 Ago - 23:44

    Yonas mostrò a Gilthanas tre legnetti aperti a ventaglio verso di lui con delle bende colorate annodate alla loro estremità, una viola, una verde ed una gialla e gliele pose:
    "A te la scelta"
    Gilthanas si voltò e vide alle sue spalle le altre Lance: dagli sguardi incerti non era facile capire i loro pensieri. Agire per l'unione che con la conoscenza può provare a controllare quel potere per ricondurlo a scopi utili? Oppure combattere come paladini per schiacciare chiunque voglia abusarne? O vivere assaltando chiunque voglia appropriarsene colpendo nel buio al fianco dei Predoni?

    "Non indugiare vecchio Gilthanas" disse una voce stridente di un anziano seduto sul ruscello, "Se ragioni con il sentimento scegli il giallo, ma pur di ragione si tratta, e se scegli con la ragione allora scegli il viola. Se invece vuoi ignorare sia la ragione che il sentimento allora scegli il verde. Hi hi hi" Il vecchietto ridacchiò mostrando le gengive e pochi denti malati ancora attaccati.
    Gilthanas indugiò ancora. Non si trattava di una scelta facile, tutto il destino dei Dragonlances avrebbe percorso una strada diversa su quella scelta. Una banale scelta di un colore avrebbe racchiuso guerre, lotte, avversari.

    Allungò la mano verso le piccole bandiere sentendo il vecchietto ancora ridere. Intrapresa la strada non avrebbe mai più potuto cambiarla. Il bivio era proprio davanti a se. Chiuse gli occhi per un istante, come a voler farsi guidare la mano. Yonas era ancora li che attendeva.
    Quando la sua mano fu vicina una leggera brezza di vento si alzò e le bende ondeggiarono accarezzate dal venticello. La piccola bandiera viola entrò nel palmo della sua mano e lui la strinse forte.
    "La scelta è fatta" disse Yonas compiaciuto che si voltò verso la baracca a lui vicina e urlò scandendo le parole: "Seraphine segna: I Dragonlances di Gilthanas si uniscono all'Unione!"
    alle sue spalle tutti coloro che erano giunti fin li esultarono. Probabilmente l'avrebbero fatto per qualsiasi scelta tra le tre che sarebbe stata effettuata. Una donna grassa e zoppa si affacciò dalla piccola porticina e rispose urlando: "Segnato!"

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    Messaggio Da Gilthanas Dom 3 Ott - 21:14

    Le Lance si diedero ai festeggiamenti in quella prima serata di questo nuovo inizio. Per quanto fossero tutti guerrieri non si tiravano certo indietro quando si trattava di far bagordi. Il locandiere continuava a versare birra nei boccali.
    La musica del violino ravvivava la serata e la gente ballava, beveva e cantava allegra. I giovani novizi erano al centro dei giochi e vittime delle scommesse su “chi avrebbe ceduto per primo” al peso della birra. Heanry, uno dei gildani più giovani, aveva gli occhi lucidi ed era appoggiato sorridente al bancone in evidente crisi di resistenza ma con il volto divertito. Cercava disperatamente di non darlo a vedere battendo con il piede per terra al ritmo della musica ma in evidente ritardo.
    Maurus rideva mentre giustificava la sua caduta dando la colpa alla sedia instabile, Urano rideva rosso in volto sotto lo sguardo severo di Persefone.

    La locanda era nebbiosa per i fumi di erbe diffusi nella sala. Castielle era al centro della scena con il violino che suonava e cantava allegra rivolgendosi a Gilthanas con una famosissima cantata marinaresca :
    L'ariete ed io ci ubriacammo, signore!
    che più ubriachi non si poteva!
    e quando diventammo sobri, signore
    eravamo in alto mare!!

    E un coretto squinternato formato da Adhara, Simis, Saint e Slayer ondeggianti a ritmo con i boccali in alto urlavano ridendo a squarciagola il ritornello:
    [Ascolta la musica della Locanda! https://www.youtube.com/watch?v=g5DoFXj2N64]

    Questa è' una bugia,
    questa è una bugia,
    questa è una bugia,
    bugia, bugia!!!

    Una mattina sulla poppa, signore
    prima che la campana delle otto suonasse,
    lui si è impennato nel cielo, e io mi sono arrampicato e seduto sulla formaggetta

    Questa è' una bugia,
    questa è una bugia,
    questa è una bugia,
    bugia, bugia!!!

    Vanadis non smetteva di ridere e assieme a Melusine continuava a cercare di convincere Anathar e gli altri più giovani a bere qualcosa:
    “Mi dispiace ragazze, ma sapete come la penso sugli alcolici, annebbiano la mente e rallentano i riflessi. Cerco di evitare di prendere un boccale in mano” rispose il giovane con fare rigoroso.
    Ma le due donne non erano certo solite demordere facilmente.
    Lorenz, uno dei numerosi nuovi arrivati, preso dall’atmosfera e in un impeto di virilità, afferrò con forza il boccale appena offerto dalle due gildane e urlò a gran voce:
    “Per la sconfitta o la vittoria... Per il sangue o la gloria... Per la morte o la vita... Se questo è il mio destino, li io sarò... sul campo di battaglia al fianco delle Lance!” e mandò giù inesorabilmente tutto il boccale da mezzo litro tra l’incredulità di tutti.
    Un fragore di applausi e urla di incitamento rimbombò nella locanda tra risa e scherni dei commensali. Thoradin a quel punto chiese l’attenzione e a gran voce disse:
    “Ora però dobbiamo brindare per una persona che non è potuta essere qui. Ho avuto notizia che sua  moglie ha appena partorito! Sarà sicuramente un forte guerriero poiché ancor prima di nascere ha dovuto affrontare il viaggio in questi mari maledetti! Alziamo dunque i calici per Betabà che da oggi è diventato padre!”
    In coro tutte le lance risposero all’unisono:
    “Cuvie! Cuvie!” e batterono il boccale sui tavoli a sorso fatto.
    Durante la serata, attratti da quella baldoria,  dei passanti si unirono alla festa. Uno di essi con due compari chiese di Gilthanas che si trovava incastrato tra le persone. Uno dei tre si fece strada tra il fumo e i danzatori e provò a dirgli qualcosa, ma era praticamente impossibile parlare in quel delirio. Quindi si capirono con lo sguardo e si diedero appuntamento subito fuori.

    Poche lanterne ad olio illuminavano a malapena la via e il cielo era un chiarore di stelle. Con Gilthanas vi era anche Vanadis che spesso era al suo seguito e sapeva che alle volte chi lo cercava non aveva sempre buoni propositi.
    “Buonasera sei Gilthanas, il capo delle lance?” chiese lo straniero
    “Certo, dimmi pure, qui siamo tranquilli ora” rispose
    “Salve io sono Tbx e loro sono i miei amici. Siamo sbarcati qualche settimana fa e ci siamo guardati in giro. Abbiamo sentito parlare di tante gilde che si stanno organizzando ma crediamo di volerci unire a voi, sempre se sia possibile”
    “Bene! Non posso che esserne felice. Noi entreremo a far parte dell’unione, lo sai? E’ una scelta che va bene anche per te?
    “Si certo, eravamo informati e onestamente è motivo di conferma. Abbiamo visto con i nostri occhi Predoni uccidere per poche monete e dei soldati che sventolavano bandiera gialla spartirsi la questua della chiesa. Quindi: Unione o morte.”
    “Va bene Tbx, domani parleremo del resto, questa è una serata di festa. Va dentro, bevete e divertitevi. Domani penseremo alla vostra investitura”.
    “Grazie mille Gilthanas, non ti deluderemo!” risposero con il volto illuminato e sorridente, e si incamminarono verso la locanda alle spalle.
    Gilthanas però sembrò cambiare apparentemente umore rilassando il volto dal sorriso e per un attimo una sensazione di incertezza lo assalì.
    Uno stendardo viola scarlatto dell’unione steso sulla balconata proprio davanti ai suoi occhi gli ricordò immediatamente il motivo del festeggiamento: l’unione. Ma quella scelta fatta così velocemente ancora non l’aveva convinto. Ripensò a tutte le guerre che aveva affrontato, ai suoi nemici, agli amici persi in battaglia.
    Quello stendardo lasciato li appeso in alto lo immerse immediatamente in mille pensieri.
    E se si stava sbagliando? E se questi ragazzi pieni di entusiasmo avessero trovato la morte per causa sua?
    Vanadis lo scrutò e con voce gentile gli chiese:
    “Cosa c’è Gil?”
    “Nulla, solo timore di aver scelto la strada sbagliata. Noi non dobbiamo dimenticare lo scopo per cui siamo arrivati affrontando questo lunghissimo viaggio. Però non avevo messo in conto che ci saremmo dovuti schierare con uno di questi eserciti. Ancora non conosco nessuno, non so di chi fidarmi. Mi hanno parlato di tanti gruppi di guerrieri. C’è un grande esercito che si fa chiamare “gli immortali” ma ce n’è anche uno che è formato da ex contadini che hanno lasciato i campi e i pollai per impugnare l’arma. Saranno tutti in grado di combattere assieme? Ci accetteranno tra le loro fila?” .
    “Ma stai tranquillo e rilassati, ne abbiamo affrontati tanti di inverni rigidi. Andrà tutto secondo i piani vedrai.”
    I due osservarono l’orizzonte davanti a loro con l’enorme stendardo che sembrava brillare di luce propria in quella notte buia. Fu in quel momento che proprio sopra lo stendardo davanti ai suoi occhi qualcosa attirò l’attenzione di Gil. Strinse leggermente gli occhi per mettere a fuoco e un sorriso immediatamente si disegnò sul suo volto.
    “Perchè sorridi così d’improvviso?” gli chiese Vanadis guardandolo incuriosita.
    “Vedi lassù?” rispose puntando il dito verso tre stelle luminose “Quel piccolo gruppo di stelle proprio sopra lo stendardo. Sì, proprio quel piccolo gruppo di  stelle che formano un angolo vicino alla costellazione del Leone, proprio sopra lo stendardo dell’Unione.  Quelle stelle rappresentano una costellazione che prende il nome di “Bere-nike. Vedi come stanno brillando quelle tre stelle?”
    Vanadis inquadrò quell’angolo di cielo ma si voltò verso di lui incuriosita, ignara del senso di quella scoperta.
    “Non capisci? Bere-nike significa portatrice di vittoria, la chioma di Berenike! La costellazione dei guerrieri! Non ricordi la leggenda? Segui la chioma di Berenike e ti porterà alla vittoria! Vanadis, capisci?” disse Gilthanas stringendole le spalle.
    Vanadis sorrise scossa dall’entusiasmo coinvolgente del suo capo, ma non era certo la prima volta che trovavano risposte nelle stelle.
    “Le stelle sono come una madre” diceva sempre “anche se non le vedi sai che ci sono ed anche se sono lontane ed irragiungibili al momento opportuno ti guideranno dandoti un segno indicandoti la via”.
    Una voce lontana si intromise proprio in quell’istante. Adhara dalla porta della locanda gridò:
    “Gil corri! Questa non la devi perdere! Aurost e Aiace hanno legato Zell alla sedia e ora vogliono fargli bere dal secchio!”
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    Messaggio Da Gilthanas Sab 30 Ott - 18:09

    Gilthanas entrò nella enorme sala di aspetto del palazzo del municipio dove risiedeva il governatore di Prima Luce: un tale che ancor prima di essere governatore era a capo di un impero economico impressionante. La sua storia iniziò pochi anni prima quando con quel poco a sua disposizione ed armato di grande caparbietà riuscì ad affermarsi grazie al commercio e al baratto in quelle terre bisognose di tutto.
    Il suo business piano piano andò rafforzandosi sempre di più e conobbe un incredibile slancio quando iniziò ad offrire aiuti in denaro in cambio di garanzie di qualsiasi genere. Voci dicevano che avesse addirittura pagato ogni singolo membro del suo esercito in cambio della sua fedeltà. Tuttavia Gilthanas non credeva a questo perchè vide che tra i suoi proseliti vi erano tante persone che lo ammiravano realmente.
    Oramai le sue sconfinate rotte commerciali interne ed esterne erano così estese che quasi tutti i prezzi di mercato dipendevano dalle tasse che decideva di imporre.
    Venuto meno il precedente governatore, la relativa carica gli fu praticamente dovuta visto che oramai la sua egemonia si estendeva su quasi tutta la zona sud occidentale dell’intera isola di Aeternum.
    Tale era la sua fama legata a questa attività da banco che il suo vero nome oramai non lo ricordava quasi più nessuno, forse neanche più egli stesso. Era per tal motivo che oramai era per tutti semplicemente: Pegno.
    “Il governatore è pronto ad accoglierla Messer Gilthanas” disse una voce candida rivolgendosi a lui con tono educato.
    “Grazie arrivo subito” rispose alzandosi dalla lussuosa sedia dell’atrio.
    La dama fece strada verso l’enorme corridoio arricchito da quadri con cornici dorate raffiguranti navi e battaglie epiche. La struttura era sommariamente silenziosa nonostante il fragore di gente che si riversava per strada. I passi degli stivali di cuoio Gilthanas sul parquet in legno accompagnarono la dama sino all’ingresso dell’ufficio del governatore: una porta in legno scurissimo e lucido con un battiporta d’oro massiccio venne fatto rintoccare con mano gentile per tre volte.
    “Avanti” disse una voce dall’interno.
    “Governatore, messer Gilthanas delle Lance” introdusse la dama
    Il volto concentrato di Pegno si illuminò:
    “Oh Messere! Qual buon vento! Ho sentito di voi in città. Ho appreso della saggia scelta di unirsi ai fratelli dell’Unione. Venga venga si accomodi” disse indicando una sontuosa poltrona posta di fronte alla sua scrivania in noce intarsiato.
    Pegno era vestito di tutto punto e nulla era lasciato al caso: una camicia panna con i fronzoli sul petto sovrastato da un gilet ed una giacca color porpora dalle rifiniture dorate in tinta con il pantalone. Scarpette nobiliari lucide con una grossa fibbia rettangolare dorata ed anelli di oro importanti alle dita.
    Gilthanas a quella vista si tirò meglio la giacca di cuoio leggermente logora. Era il meglio che era riuscito a recuperare dopo il naufragio, ma a paragone con i vestiti del governatore pareva più povero di un porcaro.
    “Salve governatore. La ringrazio per la calorosa accoglienza. Arriviamo da molto lontano e siamo ancora in attesa di riunirci con tutte le altre lance al mio seguito. Ma sono certo che arriveranno nei prossimi giorni, non mi hanno mai deluso.”
    Gilthanas non aveva intenzione di parlare dell’azoth e del suo potere. Per quanto la presenza di così tante fazioni e lotte fossero palesemente orientate per il controllo di quella energia, non voleva in quella occasione intavolare discorsi che avrebbero potuto giocargli contro.
    “A cosa devo questo viaggio in queste terre così lontane ed ostili, messere?” Chiese Pegno seriosamente incuriosito.
    “Eravamo diretti a nord verso il grande continente quando nel mezzo del viaggio a causa di un temporale siamo rimasti incagliati su quest’isola non segnata dalle mappe” disse prontamente Gilthanas. La risposta rilassò leggermente il volto di Pegno che scoppiò in una fragorosa risata.
    “E ora cosa penserete di fare qui? Ripartire o restare? Quali sono i vostri progetti?” chiese avido di informazioni il governatore.
    Gilthanas non aveva alcuna intenzione di svelare la vera motivazione che lo aveva spinto a richiamare tutte le Lance in quell’isola e ad assoldare anche nuove forze, il suo profilo doveva essere basso, pertanto rispose:
    “Penso che ripartiremo non appena saremo riusciti a rimetterci in sesto. Abbiamo perso tutto il necessario ed a dire il vero non abbiamo neanche una nave per ripartire. Se lei governatore ce lo concederà potremmo lavorare per rimetterci in sesto e ripartire. Sappiamo anche combattere, potremmo essere anche utili in quello se dovesse occorrere”.
    “Combattere? A dire il vero io ho già un esercito sterminato. Non ho bisogno di nuovi soldati. Gli eserciti costano e producono poco. Meglio i lavoratori, quelli si che fruttano e contribuiscono a mantenere questi posti sempre puliti e funzionali. Ditemi ora però: per quale motivo eravate diretti verso il nuovo continente?”
    Gilthanas si sentì improvvisamente messo alle strette. Era evidente che il governatore non era tipo da farsi prendere in giro così facilmente.
    “Abbiamo delle persone che ci hanno anticipato e sono li ad attenderci” rincarò Gilthanas con debole convinzione. Pegno avvertì quel leggerissimo tentennamento ma non gli diede apparente importanza.
    “Sa qui sull’isola circolano strane leggende” disse con tono burlesco “alcuni parlano di un grande tesoro, altri dicono addirittura che quest’isola celi il segreto della vita eterna. Oh oh oh, La vita eterna...Quante ne ho sentite sul Capitano Thorpe e Lady Isabella” Ripetè con solennità dopo un attimo di silenzio.
    In quel momento Gilthanas intravide negli occhi del governatore una flebile luce rossastra, un barlume nel buio, un attimo di perdizione in quegli occhi sino a quel momento così vividi e scrutatori. Improvvisamente qualcosa dentro di lui cambiò, per un istante, per poi svanire. Era la stessa luce che, in forma molto più intensa, aveva visto in quelle anime corrotte che avevano dovuto affrontare approdando sull’isola.
    “Di qualunque cosa si tratti, sara mia” disse con volto duro Pegno.
    Dopo un attimo di silenzio si riprese e proseguì:
    “Sa’, Messer Gilthanas, io se ho imparato qualcosa da quest’isola è che rimboccandosi le maniche si può arrivare a conquistare qualsiasi cosa. Tutto può essere comprato, anche un esercito, basta lavorare per le persone giuste” e scrutandolo sul viso aggiunse:
    “Io qualche lavoretto per voi ce l’avrei. Recatevi da Rymon l’escubitore fuori dell’insediamento, uscita ovest, proseguite lasciandovi la fattoria a destra e dopo un breve cammino troverete una struttura a due piani. Portategli questo” disse porgendogli una piccola pergamena con la sua firma, e riprese: “Vi diranno cosa fare. Chissà semmai un giorno riusciste a ripartire potrei pure commissionarvi qualche viaggio e per rientrare delle spese.
    “Grazie governatore dell’offerta. La valuteremo. La saluto e spero di rivederla presto” e con un leggero inchino del capo, Gilthanas si congedò.


    Gilthanas trovò quell’incontro da un lato deludente, dall’altro eloquente: era evidente che le mire del governatore erano tutte finalizzate alla creazione di un unico grande mercato ed un unico grande esercito monopolizzato sotto la sua bandiera. In questo modo avrebbe potuto raggiungere il premio più ambito, il controllo dell’Azoth. Tuttavia nei suoi occhi aveva intravisto un barlume di quella forza che consumava le persone dall’interno rendendole schiave. Questo cambiava tutto.
    Fuori del municipio l’aspettavano un gruppetto di seguaci: Saint, Simis, Blayden e Lorenz. Da quando si erano fatti assoldare erano sempre pronti a seguirlo ovunque si spostasse.
    “Dice di andare da un certo Escubitore fuori dall’insediamento” disse guardando all’uscita dell’enorme portale in legno tra le palizzate dell’insediamento.
    I cinque fecero per incamminarsi ma Gilthanas li fermò.
    “Non ci andremo. Ho visto qualcosa nei suoi occhi. Lui aspira al controllo di questo potere. Se non è schiavizzato dall’azoth lo sarà presto. A dire il vero non credo neanche esista questo escubitore, temo che sia solo un diversivo o una trappola. Raduna tutte le lance, entro stanotte partiremo”
    “Partire per dove?” chiese Blayden
    “Questa è la carta dell’isola” le disse Gilthanas mostrandole una mappa su carta semplice “Seguiremo la costa est che parte da Prima Luce e risaliremo verso nord, verso questo piccolo arcipelago a nord est”.
    “Ma come mai questa decisione così affrettata?” chiese Saint lasciando trapelare un filo di disappunto.
    “Il governatore è abbagliato dal potere. Non sono più così convinto che il posto giusto per noi sia al suo fianco” e tagliando corto riprese: “raggiungete gli altri alla locanda, ditegli di raccogliere la roba e di predisporre tutto per la partenza. Io e Saint recupereremo un po’ di materiale dall’emporio e poi ho un lavoro commissionato dalla sartoria. Vi raggiungeremo entro sera, sosteremo quel che basta e ripartiremo viaggiando con il favore della notte. Seguiremo le stelle del nord ed entro l’alba dovremo aver definito tutto” poi li guardò con quei vestiti poveri e logori e sorridendo aggiunse “vedo che vi siete già preparati per non dare nell’occhio, bravi”.
    I quattro si guardarono tra di loro e dopo una rapida disamina scoppiarono in una risata notando una serie di dettagli buffi sull’altro: Simis portava delle braghe evidentemente troppo attillate, Lorenz aveva la giacca di un color pistacchio sbiadito, Blayden era tutta in tinta con un vestito di cuoio ma indossava delle scarpe nere lucidissime e Saint sembrava quasi un monaco con il saio.
    Le lance camminarono nel buio della sera. Sopra di loro le stelle. Gilthanas seguì quella costellazione che oramai tutti avevano imparato ad identificare con facilità: Berenike che puntava a nord. Ogni tanto ripensava a come ora gli era più chiaro quel segno nel cielo e quanto avesse frainteso il tutto qualche sera prima fuori della locanda. Quelle stelle sembravano così vivide sopra quello stendardo viola... come è stato possibile sbagliare così? Eppure negli occhi di Pegno c’era l’evidente volontà di dominare l’intera isola e sarebbe stato disposto a qualunque cosa pur di arrivare alla fonte del potere.I pensieri viaggiavano con loro. Ogni tanto una parola, una frase di conforto ma sommariamente il viaggio verso nord fu silenzioso e molto lungo in quelle terre buie e prive di anima.

    Camminarono lentamente ma incessantemente sino alle prime luci dell’alba, quando, stanchi e provati giunsero verso una zona molto particolare.
    Una baia naturale scavata tra le rocce apparve inaspettatamente superando la collina che gli veniva incontro. Quella vista apparve così meravigliosa agli occhi di tutti che tutti i volti si accesero come davanti ad un lauto banchetto dopo giorni di digiuno. Si trattava di un insediamento abbandonato che presentava al suo interno numerose strutture in legno. Piattaforme, banchine, piani di risalita, scalinate e piccole case abbarbicate a strapiombo. Tutto lasciava pensare ad un vecchio porto probabilmente in disuso, costruito come rifugio per gente senza dimora o rinnegata. Al centro un maestoso vascello galleggiante ancora ancorato che pareva appena approdato. Sull’albero di maestra ancora spiegato un velaccio nero decorato con un simbolico teschio bianco sul tessuto nero. Nessun abitante in giro, solo il dolce movimento delle acque della baia che accarezzavano la battigia in legno.
    Un cartello indicante il nome del posto, residuo di un insediamento forse in seguito abbandonato: “Benvenuti viandanti! Trovate riparo a Sponda Inquieta”. Un nome sicuramente particolarmente rappresentativo per un posto del genere.
    L’alba proprio in quel momento rischiarò l’orizzonte e diede a quella visione un che di magico. I raggi del sole nascosero tutte le stelle, compresa la costellazione che li aveva guidati sino a quel momento.
    A ridosso della parete rocciosa, all’inizio della piattaforma su cui poggiavano le case in legno un palo robusto a cui probabilmente era appesa qualche sorta di insegna, attirò l’attenzione di Gilthanas che si avvicinò ad esso si tolse lo zaino dalle spalle dolenti, e tirò fuori un un grosso tessuto pesante giallo.
    “Con tutte le monete che abbiamo messo assieme ho comprato frecce, proiettili ed armi” disse mentre srotolava il compatto rotolo di tessuto, “Questa l’ho fatta commissionare con quel poco che ci restava. Ho dovuto scegliere una stoffa economica ma è molto resistente… L’ho fatta tingere di giallo perchè attraversando questi territori governati dal Patto avremmo potuto farci accettare come amici. Spero vi piaccia”.
    Una maestosa “L” illuminò quel posto sino ad un istante prima desolato.
    La prima bandiera delle Lance venne issata e ora sventolava dolcemente fiera. Tutti attorno la ammirarono godendosi il momento. Non avevano nulla, erano soli in una terra dimenticata, privi di certezze e alleanze. Quella bandiera gialla cambiava tutto, quelle poche scelte fatte sino a quel momento erano state improvvisamente rimesse in discussione. Ma quella bandiera ora era lì e parlò a tutti. Quello era tutto il nuovo inizio dei Dragonlances.
    “Alkar Echti”

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